Immagina di potere avere una macchina per stampare moneta e che questa attività sia del tutto legale. Non sarebbe fantastico? Stampare euro, dollari o qualsiasi valuta fiat purtroppo è ancora un reato, ma è lecito “stampare” bitcoin, ethereum o altre cryptovalute. E non solo non è neanche necessario stamparle, ma per duplicarle tutto ciò che occorre sono un software e un pc, esattamente come quelli che si usano tutti i giorni (anche se occorre che siano dotato di una memoria più potente).
Si hai capito bene. Uno dei modi per guadagnare con cryptovalute è quello di generarle attraverso il computer: questa operazione si chiama mining (il termine tradotto in italiano è minare, ovvero scavare in miniera, come facevano i minatori a metà dell’ottocento nelle miniere alla ricerca delle pepite d’oro). Oggi il nuovo oro sono le cryptovalute e al piccone si è sostituito un pc. Se vuoi scoprire altri modi per guadagnare con le valute digitali leggi questo articolo
Ma come funziona esattamente il mining? Il bitcoin e tutte le altre cryptomonete sono state originariamente create da un algoritmo che gira su di un server di un computer. Alcune di queste cryptovalute, come i Bitcoin, gli Ethereum, i Ripple, i Monero, continueranno ad essere prodotte fino ad un determinato numero, raggiunto il quale la produzione di cryptovalute cesserà. Per esempio il numero massimo di bitcoin prodotti sarà di 21milioni e questo numero sarà raggiuto nel 2041 (numero massimo e data sono determinati al momento della creazione della cryptomoneta e i due dati coincidono perché nel software che gli genera è determinata una cadenza temporale di creazione tra un bitcoin e l’altro. E’ complicato ma al fine dell’attività di mining non è necessario capire esattamente come funziona. In fondo ogni giorno noi usiamo programmi e applicazioni ma non sappiamo un’acca di come sono stati sviluppati, di come si aggiornano ecc.)
Torniamo all’attività di mining. Chiunque può partecipare al mining, ovvero al processo di creazione delle cryptomonete, mettendo a disposizione il suo pc. In pratica per creare i Bitcoin serve una rete di pc, e ogni persona che possiede un computer può utilizzarlo per partecipare al network che crea le cryptomonete e che fa funzionare la tecnologia blockchain. Siccome il pc consuma energia, in cambio il sistema rimborsa i costi di esercizio di ogni pc con una piccola frazione di Bitcoin. Esattamente come facevano i minatori nelle miniere: scavavano per 8 ore e in cambio a fine giornata ricevevano qualche grammo d’oro.
E’ un business talmente redditizio che a Gondo in Svizzera, 1400 metri appena oltre il confine con l’Italia, che a novembre del 2017 è arrivata la Alpine Mining, una società che ha come obiettivo quella di minare bitcoin e tutte le altre cryptovalute. I due fondatori, Thomas e Lillo, oggi 26enni, hanno cominciato ad interessarsi di mining quasi per gioco, nel 2015. Venuti a conoscenza di questa possibilità hanno deciso di acquistare un pc e il software e di piazzarlo nel loro garage per minare e accumulare bitcoin, ethereum o monero. Due anni dopo hanno fatto il grande salto, sono venuti a Gondo e in una vecchia miniera (dove, ironia della sorte, fino alla fine del ‘800 si estraeva l’oro) hanno messo decine di pc con server potentissimi, trasformando una miniera d’oro in una miniera di criptovalute dove estraggono senza sosta le monete virtuali.
Aspetta, non correre ad accendere il pc. Se per scavare in miniera ed estrarre oro occorre faticare, per estrarre cryptovalute occorre avere un computer sufficientemente potente ed energia elettrica in grande quantità. Un pc con un server e una scheda grafica sufficientemente potente per generare Bitcoin ed altre valute digitali, richiede un investimento di almeno 4mila euro. In più occorre mettere il costo per il consumo dell’elettricità per un pc che deve stare acceso 24ore su 24. E qui veniamo al motivo per cui la Alpine Mining ha scelto Gondo per la location dell’attività. Perché in questo luogo l’energia elettrica ha il prezzo più basso di tutta la Svizzera, pari a otto centesimi di franco al chilowattora, 67 centesimi di euro. In Italia l’energie non è poi così a buon mercato, quindi meglio farsi bene i calcoli, ma con un Bitcoin a 6000 euro può convenire
Sono Lorenzo Masini
Giornalista, docente universitario, analista finanziario ed esperto in cryptovalute